STUDI E RICERCHE


 

IL BAMBINO INTOLLERANTE ALLO SFORZO. DIAGNOSI E TERAPIA

 

 

 

Riassunto

L’asma da sforzo

Prevenzione non farmacologia

Prevenzione farmacologica

DIAGNOSI E TERAPIE DELLE FORME PIÙ RARE

Disfunzione delle corde vocali

Tosse e dolore toracico

Anafilassi e orticaria da sforzo

Paziente con pneumopatia cronica

Bibliografia essenziale

 

 

Riassunto

 

Vengono proposte diagnosi e terapia delle condizioni più frequenti nelle quali il bambino può presentare problemi con lo sforzo: asma, disfunzione delle corde vocali, orticaria e anafilassi da sforzo, malattie polmonari. Nella condizione più frequente, l’asma da sforzo, la diagnosi va fatta valutando il FEV1 a 2-6-10-15-20 minuti dopo lo sforzo. La terapia si avvale di beta-agonisti short acting o di cromoni.

 

Il bambino che presenta difficoltà ad eseguire uno sforzo spesso si auto-limita da solo o viene limitato dai genitori, dagli insegnanti o dagli allenatori. Ciò porta a una riduzione delle prestazioni sportive abituali che viene imputata alla patologia di base o a un’asma da sforzo, mentre spesso si tratta solo di scarso allenamento. Scopo di questa rassegna è di analizzare la diagnosi e la terapia delle condizioni più frequenti nelle quali vi è una ridotta tolleranza allo sforzo: asma, disfunzione delle corde vocali, orticaria e anafilassi da sforzo, malattie polmonari.

 

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L’asma da sforzo

 

I pazienti, i genitori e tutte le persone che seguono il bambino devono essere istruiti sulle caratteristiche dell’asma da sforzo (EIA), sui suoi fattori scatenanti, sulla prevenzione e la terapia. L’educazione allo sforzo aumenta la capacità del paziente di lavorare a un più basso livello di capacità vitale, in modo da diminuire il raffreddamento e la secchezza delle vie respiratorie e in ultima analisi la possibilità di broncospasmo. Anche la diminuzione o l’evitamento degli allergeni (polvere, pollini, forfore animali) portano a una diminuzione della broncoreattività e della possibilità che lo sforzo porti all’asma.

I sintomi di presentazione dell’EIA sono rappresentati da:

 

Molto spesso il wheezing è assente e l’insorgenza di tosse alla fine dell’esercizio può essere l’unico sintomo di      presentazione dell’EIA.

Generalmente ci vogliono dai 5 agli 8 minuti di un esercizio fisico intenso per indurre l’EIA e i sintomi raggiungono un picco 5-10 minuti dopo la fine dello stesso, per poi svanire spontaneamente entro 30 minuti.

La diagnosi si basa su:

1)    Storia anamnestica

2)    Esame obiettivo (frequentemente negativo a riposo)

3)    Test da sforzo (oppure in alternativa challenge alla metacolina o istamina, anche se questi ultimi sono meno specifici del test da sforzo).

 

Il test da sforzo è la metodica più accurata per evidenziare la presenza di asma indotta dall’esercizio con una sensibilità del 60% e una specificità del 90%. È tuttavia da tenere presente che il fenomeno dell’EIA è presente anche in altre affezioni respiratorie diverse dall’asma, seppur in misura minore: fibrosi cistica, dismotilità ciliare primaria, rinite allergica, esiti di infezione respiratoria).

Il protocollo di valutazione prevede l’esecuzione preliminare di una spirometria basale e il test da sforzo può essere effettuato quando il soggetto presenta un FEV1 ³ 80% del valore teorico. Inoltre il bambino non deve assumere nelle 24 ore precedenti alcun farmaco. In particolare, i beta agonisti short-acting, il cromoglicato e il nedocromile devono essere sospesi da almeno 6 ore, mentre gli steroidi, la teofillina, gli antistaminici e i beta agonisti long-acting da 24 ore.

Il test da sforzo su tappeto rotante (treadmill) consiste nell’eseguire una corsa della durata di 6 minuti ad una velocità di circa 6 Km/h con un’inclinazione del 10%. Nei primi due minuti del test i valori di velocità e del grado di inclinazione sono bassi e nei successivi 4 minuti vengono incrementati fino a raggiungere una frequenza cardiaca corrispondente all’80-90% del massimo teorico (220 meno età in anni). Lo scopo del test è quello di indurre iperventilazione (ventilazione espiratoria/min, V'E, 15-22 volte maggiore  rispetto al FEV1 teorico). Alla fine del test vengono eseguite delle spirometrie seriate a 2, 6, 10, 15, 20 minuti e il test è considerato positivo se si assiste ad una caduta del FEV1 ³ 15%, che in genere avviene tra il sesto e il decimo minuto. È importante sottolineare che è l’intensità dello sforzo più che la sua durata a costituire uno stimolo asmogeno sufficiente a indurre l’EIA.

L’entità della risposta broncostruttiva può essere valutata anche calcolando l’indice di broncostruzione (I.B.O), l’indice di broncodilatazione (I.B.D) e l’indice di broncolabilità (I.B.L) secondo le seguenti formule:

 

I.B.O.= [(valore basale – valore minimo dopo esercizio)/ valore basale] x 100

I.B.D.= [(valore massimo dopo esercizio – valore basale)/ valore basale] x 100

I.B.L. = I.B.O. + I.B.D.

 

L’indice di broncostruzione può essere calcolato su tutti i test di funzionalità respiratoria rilevabili comunemente dall’analisi della curva flusso-volume e il FEV1 è il più specifico mentre gli indici di ostruzione delle piccole e medie vie aeree sono i più sensibili (FEF25-75). Questa metodica di analisi permette di valutare la presenza di broncostruzione esercizio-indotta nella quasi totalità dei bambini asmatici. Il test da sforzo è stato proposto all’inizio come un mezzo per la diagnosi di ipereattività bronchiale e presenta sui test farmacologici l’indubbio vantaggio di utilizzare uno stimolo fisiologico e di valutare la risposta bronchiale ad un esercizio sotto-massimale.

Naturalmente anche i fattori ambientali modificano la risposta individuale all’esercizio, infatti la presenza di allergeni inalanti, di aria fredda e secca e la temperatura sono fattori condizionanti il risultato del test. Le condizioni ambientali che rendono idonea l’esecuzione di un test di provocazione bronchiale sono:

 

 

Altre metodiche per indurre l’asma da sforzo sono il cicloergometro e la corsa libera, tuttavia sono meno utilizzate nella pratica clinica poiché, per quanto riguarda il cicloergometro è scarsamente utilizzabile in bambini con meno di 6 anni per la difficoltà di apprendimento che comporterebbe una sottostima del 5-10% del massimo consumo di ossigeno, e, per la corsa libera, nonostante questa rappresenti lo stimolo asmogeno più potente, è difficilmente standardizzabile.

 

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Prevenzione non farmacologia

 

 

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Asmogenicità (in ordine crescente)

Nuoto

Pallanuoto

Canottaggio

Sci di fondo

Pallavolo

Danza

Basket

Calcetto

Tennis

Atletica leggera

Calcio

Ciclismo

Corsa libera

 

 

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Prevenzione farmacologica

 

Quando non si raggiungono dei risultati con le misure non farmacologiche, si ricorre ai farmaci, tenendo presente che  bisogna prima ridurre la flogosi bronchiale con l’uso degli steroidi inalatori. Un farmaco è ritenuto protettivo se la caduta del FEV1 dopo l’esercizio è inferiore al 50% di quella indotta con l’uso del placebo. I farmaci da prendere in considerazione sono i seguenti:

 

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DIAGNOSI E TERAPIE DELLE FORME PIÙ RARE

 

Disfunzione delle corde vocali (DCV)

 

È causata da una adduzione scoordinata delle corde vocali durante il ciclo respiratorio, che determina l’insorgenza di dispnea e wheezing. I pazienti di solito segnalano che il problema ha origine dalla trachea superiore. Di solito si apprezza un wheezing alle prime vie aeree e non vi è risposta ai broncodilatatori. È una diagnosi differenziale spesso dimenticata nell’asma intrattabile ed è più frequente nelle giovani atlete.  All’esame obiettivo è presente tachipnea e sibili localizzati a livello della regione tracheale, non trasmessi al torace. L’emogasanalisi è normale. La laringoscopia costituisce lo strumento cardine per la diagnosi, ma ha una sensibilità bassa (60%) durante i periodi asintomatici, mentre la sua sensibilità aumenta al 100% durante l’attacco. Questa metodica permette di evidenziare l’adduzione delle corde vocali durante l’inspirazione e la fase precoce dell’espirazione. È caratteristico che le pazienti affette da disfunzione delle corde vocali spesso presentano una concomitante patologia di ordine psichico, pertanto l’uso cronico di in blando sedativo o antidepressivo è utile per le prevenzione e la riduzione della frequenza degli attacchi. La curva flusso-volume dimostra una interruzione a livello della porzione inspiratoria. La terapia dell’episodio acuto si basa sulla somministrazione di sedativi oppure sulla inalazione di heliox. Nei casi persistenti si fa uso di sedativi o antidepressivi.

 

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Tosse e dolore toracico

 

Sono frequentemente presenti in bambini che praticano attività sportiva. Anche se non si deve escludere a priori una causa cardiaca, in età pediatrica l’eziologia è più frequentemente di tipo non cardiogeno (pleurite, bronchite, polmonite, costocondrite, dolori intercostali, traumi alla gabbia toracica).

 

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Anafilassi e orticaria da sforzo

 

Durante lo svolgimento di attività fisica alcuni soggetti possono sviluppare orticaria e shock anafilattico, quest’ultima evenienza rara. Distinguiamo i seguenti quadri clinici:

1)    Orticaria colinergica: i pazienti sviluppano papule (2-5 mm) circondate da un alone eritematoso, ma anche un’unica lesione ampia (10-20 cm) e pruriginosa può esserne l’unica manifestazione. Le lesioni generalmente insorgono sul torace e al collo e possono successivamente diffondersi ad altre parti del corpo. Inoltre possono essere presenti sintomi respiratori di accompagnamento, anche se i test di funzionalità respiratoria sono normali.

2)    Anafilassi da sforzo: orticaria e angioedema, ostruzione delle alte vie, wheezing e ipotensione sono i sintomi classici. I pazienti possono presentare anche prurito, spasmi gastrointestinali, nausea e cefalea. I sintomo durano da 30 minuti fino a 4 ore dopo la fine dell’esercizio fisico. La diagnosi si basa essenzialmente sulla storia clinica e spesso avviene in soggetti atopici. Per confermare la diagnosi, un  test da sforzo può essere utile per chiarire i sintomi, ma la sua negatività non la esclude.

3)    Anafilassi da sforzo, cibo- indotta: in questo caso l’anafilassi è secondaria all’ingestione di un determinato cibo, poco prima dell’inizio dell’attività fisica. Gli allergeni più frequentemente coinvolti sono pomodori, cereali e arachidi. I pazienti che presentano questa patologia devono sempre portare con sé adrenalina autoiniettabile e non devono praticare esercizio fisico almeno per 4-6 ore dopo l’introduzione di alimenti.

 

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Paziente con pneumopatia cronica

 

Nella forma ostruttiva vi è un aumento della ventilazione dello spazio morto, sia a riposo, sia durante l’esercizio. Per mantenere l’omeostasi, i pazienti tendono ad aumentare la produzione di CO2 (VCO2) e la ventilazione dello spazio morto. Per conservare energia, i pazienti possono sopportare elevati livelli di PaCO2 e minimizzano l’aumento della ventilazione-minuto. Inoltre vi è anche una ridotta ventilazione massima al minuto (MVV) e un rapporto ventilazione/minuto (V’E/MVV) superiore a 0.75. Nelle forme importanti, vi è desaturazione dell’ossigeno durante l’esercizio, che può essere migliorata con la somministrazione di ossigeno.

Anche nella forma restrittiva vi è un aumento della ventilazione dello spazio morto a riposo e durante l’esercizio e quindi un aumento della risposta ventilatoria ad ogni livello dell’esercizio. L’esercizio è limitato dal rapporto VE/MVV e da quello tra pressione muscoli respiratori/forza muscolare respiratoria, inoltre dalla presenza di desaturazione arteriosa, dispnea, modesto condizionamento allo sforzo e motivazione. L’ossigeno non è così efficace come nella forma ostruttiva, ma può migliorare la performance, ridurre la dispnea e la ventilazione-minuto.

 

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Bibliografia essenziale

 

Modl M et al., Comparing methods for assessing bronchial responsiveness in children: single step cold air challenge, multiple step cold air challenge, and histamine provocation. European Respiratory Journal, 1995; 8: 1742-1747.

Folgering H, Clinical exercise testing with reference to lung disease: indications and protocols. European Respiratory Monograph, 1997; 6: 51-71.

Truwit J, Pulmonary disorders and exercise. Clinics in Sports Medicine, 2003; (22) 1: 161-80.

Canciani M (a cura di), Il bambino con pneumopatia cronica: sapere e saper fare, Ed. La Chiusa, Chiusaforte – Udine 2003.

 

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