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Coronavirus, decollerà lo Sputnik?

Anche in questo quarantesimo aggiornamento settimanale forniremo notizie pratiche sull’infezione da Coronavirus, basate sulle domande che ci vengono poste più spesso. Il report non vuole sostituire il ruolo del curante, né quelle della sanità regionale, le cui indicazioni invitiamo sempre a rispettare.

Per chi lo desiderasse, giovedì 4 marzo, il dott. Mario Canciani sarà presente su UdineseTV, canale 110, alle ore 21.00. Si parlerà anche di asma e di malattie allergiche. Poiché non si potranno fare delle domande in diretta, chi avesse dei quesiti, può mandarli a: studio@mariocanciani.com

PERCHÉ I CENTENARI SI AMMALANO DI MENO?
Quello che accomuna i centenari di tutto il mondo è un basso grado di infiammazione dell’organismo, che risulta utile anche nel caso del Corona, poiché abbiamo già visto che la maggior parte dei danni è causata da una iperisposta del nostro organismo, più che dal virus stesso. Nei casi estremi si arriva alla “tempesta citochinica”, che è responsabile della maggior parte degli eventi gravi.

PERCHÉ L’ ITALIA NON PRODUCE DA SOLA I VACCINI?
L’Italia per anni è stata uno dei primi Paesi produttori di vaccini, poi le varie industrie si sono ritirate, ma ci sarebbe ancora la possibilità di produrre dei vaccini, solo che il tutto richiederebbe diversi mesi. L’opzione più percorribile sarebbe quella di produrre singoli “fasi” del vaccino in diversi stati, in modo da abbreviare i tempi e di assemblarli nello stato utilizzatore finale, come si fa con gli aerei. Quest’ultima fase, detta “infialamento” è percorribile in Italia, che ha le tecnologie e il know-how sufficienti per farlo.

PERCHÉ NON SI RIESCE A PRODURRE UN NUMERO SUFFICIENTE DI VACCINI?
Il vaccino non è come un banale farmaco che può essere prodotto in serie partendo dall’unione di più componenti: è costituito da una “porzione viva” che va seguita ad ogni passaggio, ne va controllata l’efficacia, la conservazione e gli eventuali effetti collaterali. La prima fase della produzione necessita dei cosiddetti bioreattori, cioè i contenitori necessari per la produzione delle sostanze che inducono una certa risposta immunitaria, poco presenti in Italia e nessuno adatto al Coronavirus. Le industrie che stanno producendo i vaccini stanno ampliando i loro impianti e da aprile dovremmo avere una doppia disponibilità di vaccini, ma comunque sempre insufficiente a coprire i fabbisogni. Credo che l’unica opzione percorribile sia quella dell’assemblamento dei vaccini nei diversi stati.

PERCHÉ CI SONO DEI DUBBI SUL VACCINO RUSSO?
Il vaccino Sputnik V è stato uno dei primi ad essere messo a punto e somministrato. Come vettore dell’mRNA (codice genetico) del Coronavirus utilizza un comune virus del mal di gola e del raffreddore, chiamato adenovirus, opportunamente “addomesticato”. Rispetto al vaccino Astra Zeneca, che utilizza lo stesso vettore, i russi hanno avuto la brillante idea di usare 2 adenovirus diversi, in modo che qualora si producessero anticorpi contro il primo adenovirus, rendendo inefficace il vaccino, il secondo, che è usato nel richiamo, agirebbe indisturbato. Il grosso problema è che i russi non hanno mai accettato che gli ispettori dell’EMA (l’Agenzia Medica  Europea) visitassero i loro laboratori, né hanno richiesto l’autorizzazione a metterlo in commercio nell’Unione Europea.

QUALI SONO LE CARATTERISTICHE DELLE DIVERSE VARIANTI?
Come abbiamo già visto, le varianti sono degli errori virali nella produzione della proteina “Spike” con la quale il Coronavirus si attacca alle cellule respiratorie. In breve, la variante “inglese”, la prima ad essere identificata, e più contagiosa del normale Coronavirus, colpisce di più i giovani ma il vaccino che viene usato sembra essere efficace. La variante “sudafricana” è molto contagiosa, gli attuali vaccini sono meno efficaci e può causare reinfezioni in chi è già stato ammalato. La variante “brasiliana” è la più contagiosa e il vaccino attuale è poco efficace. Altre varianti minori sono sotto studio. L’OMS raccomanda che i singoli Stati si adoperino per riconoscere al più presto le nuove varianti, in modo da delimitare focolai e adeguare i vaccini, ma per il momento solo la Gran Bretagna sta procedendo in questo senso.

PERCHÉ SI DÀ MOLTA IMPORTANZA ALLA VENTILAZIONE DEI LOCALI?
Come andiamo ripetendo da quasi un anno e come abbiamo dimostrato durante il campus per asmatici di Fusine, la ventilazione dei locali è una delle misure più efficaci perché diminuisce il numero di particelle virali che vengono trasmesse e quando questo numero è basso la trasmissione del virus non causa gravi problemi. Per fare un esempio pratico, in una classe di 20 alunni che utilizzano correttamente le mascherine, aprendo le finestre per 10 minuti ad ogni ora di lezione, l’infettività cala di 5 volte.

COSA C’ENTRA IL CORONAVIRUS CON LA SINDROME DA FATICA CRONICA?
Come altre infezioni virali, nel 10-20% di chi è stato infettato, il Corona produce questo stato di stanchezza cronica, quasi sempre associato a difficoltà a concentrarsi. Questa patologia è causata da più meccanismi: persistenza del virus nell’organismo; infiammazione cronica cerebrale conseguente all’infezione virale; reazione autoimmunitaria prodotta dal nostro organismo su stimolo virale, che si evidenzia maggiormente a livello cerebrale. Purtroppo per queste complicanze non c’è al momento una terapia valida.